È il 20 maggio quando il Policlinico di Bari annuncia la chiusura del Covid Hospital nel padiglione Asclepios. È l’inizio dello smantellamento di tutti i reparti Covid allestiti dalle Asl nei principali ospedali per far fronte alla prima ondata. ” Insieme ce l’abbiamo fatta”, esulta il direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore. In realtà era soltanto il primo round. A dichiarare che quella mossa è stata un grande errore strategico sarà per prima Gilda Cinnella, primaria del reparto di terapia intensiva del Policlinico Riuniti a Foggia: ” È mancata lungimiranza – dirà in un’intervista a Repubblica del 17 ottobre – I posti non dovevano essere smantellati”.
I vaccini antinfluenzali: mai arrivate 890mila dosi
Nei mesi scorsi la Regione annunciava trionfalmente di aver acquistato 2,1 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale. La gara se l’aggiudicano a giugno Seqirus e Sanofi. Quest’ultima vince il lotto più consistente: 1,5 milioni di dosi per 8,3 milioni di euro. A ottobre ci sono già i primi ritardi nella distribuzione. Sanofi consegna fino a metà novembre poco più di 610 mila fiale. Poi l’annuncio: ” Non siamo in grado di distribuire le restanti 890 mila dosi pattuite secondo gara ” . Da qui la minaccia della Regione di procedere per vie legali. Ora però bisogna cercare altre aziende farmaceutiche in grado di coprire il buco lasciato da Sanofi. Missione impossibile, visti i tempi.
Gli ospedali senza posti, dubbi sul nuovo cantiere in Fiera
” Realizzeremo tre ospedali temporanei per i pazienti Covid “, annunciano in Regione a fine prima ondata. Il ministero della Salute non accetterà mai quella proposta. A confermarlo è stato lo stesso governatore: ” Il ministero ci disse di rafforzare gli ospedali che già avevamo ” . E da ottobre a oggi i pazienti Covid hanno intasato un gran numero di ospedali. Da qui la decisione della Regione di allestire strutture temporanee. Prima l’ospedale da campo a Barletta, poi i 160 posti in Fiera del Levante. Costo: poco più di 8 milioni di euro. Ma non sarà pronto prima di gennaio. L’Aaroi- Emac, associazione regionale degli anestesisti e rianimatori, è scettica sulla sua utilità.
In reparto, le voci dei medici e dei pazienti che affrontano il Covid

L’assistenza a domicilio è in tilt: solo adesso le nuove assunzioni
Le terapie intensive, potenziamento in ritardo
Soltanto con una circolare firmata il 1° novembre dal capo del dipartimento Salute, Vito Montanaro, è partita la corsa della Regione al potenziamento dei posti letto Covid di area medica e di terapia intensiva: avrebbero dovuto essere 2 mila 900 al 30 novembre, poi diventati 3 mila 62. Al momento sono attivi 2 mila 582 posti in area medica e 233 nelle terapie intensive. Gli altri, secondo la Regione, sono pronti a essere attivati in base ai contagi. I ricoverati sono 1.889, ma ci sono altri 39 mila pugliesi a casa e per decine di loro potrebbe essere necessario il ricovero. E per allentare la pressione sugli ospedali è stato necessario allestire un ospedale da campo a Barletta.
Mancano medici e infermieri: c’è anche l’ostacolo burocrazia
Il 118 in tilt
La prima linea del servizio di emergenza-urgenza territoriale è in grandissima difficoltà. Sia per i tempi di attesa delle ambulanze davanti ai pronto soccorso, che possono toccare punte di oltre sei ore, sia per la positività al Covid accertata su 15 dei 30 professionisti assegnati alla centrale operativa di Bari. La stessa che copre due provincie fra le più colpite dall’epidemia, Bari e la Bat, un bacino di utenza da 1,6 milioni di abitanti e punte di 3 mila telefonate al giorno. È appena cominciata la corsa a rimpiazzare gli operatori in malattia con ex colleghi poi trasferitisi in altri reparti. Oggi dovrebbe arrivare un altro operatore dalla Asl Bat, ma ne mancano altri sette.